martedì 27 novembre 2007

L artista Fabrizio Rizzolo, dare l anima per emozionare il pubblico.

Da Sanremo Giovani al Film Festival di Locarno, nazista a fianco di Michelle Hunziker, Jedi in un film alla Guerre Stellari, sceneggiatore per aiutare nel sociale…



RL: Cantante, compositore, produttore, attore di teatro, cinema e televisione, doppiatore e ora anche sceneggiatore, Fabrizio, hai fatto moltissime cose in campi artistici diversi tra loro. Nella musica, dopo alcuni anni di gavetta, sei finito nelle classifiche di tutta Europa con lo pseudonimo di Brian Ice. Hai prodotto la cult band piemontese "Farinei dla Brigna" e siete arrivati a Sanremo Giovani e a vendere quasi 100.000 dischi. Hai lavorato per la Walt Disney e scritto per Gloria Gaynor, hai composto musical. Ce n'è a sufficienza per etichettarti come compositore ed interprete musicale.

FR: La musica è dentro di me, mi ha dato e mi dà molto, ma ho imparato che ci sono momenti in cui non desidera uscire, e che c'è un tempo per tutto. Non si può fare musica per mestiere, ma si può cercare di convivere con lei e saper aspettare che si conceda a te. Come una bella donna. E poi non mi piace pormi dei limiti a priori.

RL: E allora hai scritto copioni teatrali, e sei diventato attore. E dopo un solo provino hai lavorato con la Compagnia della Rancia per 3 anni (232 repliche), con Michelle Hunziker in "Tutti insieme appassionatamente". Poi sei arrivato alla tv con un ruolo ne "La freccia nera", hai recitato in "Vivere" e "Centovetrine". In soli due anni hai fatto 7 film indipendenti e ti sei tolto la soddisfazione di vincere uno dei più importanti Festival in Europa, quello di Locarno, con l'opera prima di Vittorio Rifranti "Tagliare le Parti in Grigio". Sembra incredibile.

FR: Lo è sembrato anche a me. Ma io ci metto solo tanta passione e tanto rispetto prima di tutto per la gente, per il diritto che ha di vederti dare il massimo sempre, e poi per questo lavoro, e per i miei colleghi che sono lì a dare l'anima pur di riuscire ad emozionare il pubblico.

RL: Tagliare le parti in grigio è un film molto particolare, la giuria internazionale di Locarno lo ha premiato per il coraggio, per il modo di raccontare una storia difficile, e per il lavoro che Rifranti ha fatto con voi attori. Com'è stato girare questo film?

FR: "Tagliare la parti in grigio" racconta la storia drammatica di tre persone appena uscite dal coma dopo un incidente stradale comune. Le loro vite sono ormai sconvolte e nessuno in fondo riuscirà più a recuperarle. Sullo sfondo, la body-art, una disciplina controversa e poco compresa. La mia preparazione è stata lenta e difficile, ma come sempre il lavoro alla lunga premia, viene fuori. Per me è stata un'esperienza molto forte e decisiva a livello professionale e anche umano. Le attrici che hanno lavorato con me (Micol Martinez, Isabella Tabarini e Giorgia Wurth) sono state splendide, e Vittorio è un ottimo regista, molto umano e capace. Alla fine, sono stati una grande soddisfazione i complimenti personali della giuria.

RL: Hai studiato qualche metodo per recitare? Come ti prepari ad interpretare un ruolo?

FR: Sono autodidatta, ma questo non vuol dire che non ho studiato. Devo dire che ho sempre avuto le idee abbastanza chiare, però poi lavorando ti metti in gioco, ti rivedi, ti vengono i dubbi, lavori più sodo, cambi alcune cose. Ricordo che dopo un provino andato male sono stato un mese tutti i giorni davanti allo specchio per vedere quali muscoli del viso muovevo per fare certe espressioni. Poi ho fatto 3 provini e mi hanno preso per tutt'e tre i progetti. Non ho un metodo standard, seguo molto l'istinto. Per esempio lascio che mi parlino gli altri del mio personaggio, il regista, ma anche le persone comuni. Io non filtro nulla, perché l'immagine di qualcuno è fatta anche di giudizi sbagliati. Le impressioni lavorano per giorni dentro di me, poi lascio che il mio personaggio mi parli e infine lo lascio uscire come viene. Si crea un mix tra quello che gli altri vedono e quello che sento io (o che sente lui), che poi è appunto di solito l'apparenza di una persona. Lo chiamerei un "sistema pratico di apprendimento emotivo", ma forse dargli un nome è già troppo. In fondo ognuno di noi ha un sistema per apprendere, e tutti possono imparare.

RL: Il tuo futuro?

FR: Voglio lavorare tanto e bene come attore (anche se è appena uscito un mio album dance: "Alex Cundari vs. Brian Ice"). Tra pochi giorni il primo ciak di una mia sceneggiatura, un cortometraggio sulla vita di mio padre, la sua fatica per uscire dal post-ictus, in collaborazione con ALICE (Associazione per la Lotta all'Ictus Cerebrale). Ci sarà da piangere, ma anche da sorridere. Poi Dark Resurrection Vol. 2, la grande saga di Angelo Licata e Davide Bigazzi. E a marzo una co-produzione italo-francese, un film da protagonista sceneggiato da Riccardo Leto e prodotto da Claudio Morello (DGT), per la regia di Max Chicco (Saddam). Davvero un grande progetto.

RL: Dove vuoi arrivare?

FR: Alla gente. l'Arte è per molti, non per sé stessi. Il che non significa fare quello che tutti vogliono, ma semmai portare il maggior numero di persone a capire e apprezzare quello che stai cercando di comunicare. E ad emozionarsi, a provare un sentimento per questo. In fondo l'Arte non è forse una forma estetica di Comunicazione?

Rocco Lanatà SI Scuola d’Impresa EVENTime PR Rossana Lanati

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Autore: Rocco Lanatà Si Scuola d'Impresa - EVENTime Rossana Lanati

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